COSE CHE NON SO VENDERE #3

COSE CHE NON SO VENDERE – Atto Terzo
(eppure continuo a provarci)
🎭 “saltata” torna in scena
Ci sono parole che, quando le ascolti, sembrano vibrare nello spazio come un accordo ben intonato. Saltata è questo: un’opera che non è soltanto spettacolo, ma concept.
E qui mi fermo un attimo, perché vale la pena chiarire: che cos’è un concept?
Immagina una partitura musicale. Non fatta solo di note, ma anche di pause, di indicazioni di tempo – andante, allegro, con moto – di chiavi che aprono universi sonori diversi, e di strumenti che devono respirare insieme per creare armonia. Ecco, un concept teatrale funziona così. Non è solo drammaturgia o regia: è regia energetica dello spazio, scelta delle luci, delle tecnologie, degli oggetti scenici. Ma soprattutto, è cura degli interpreti: ore di lavoro pedagogico, psicologico e artistico perché attori e danzatori possano restituire al pubblico la potenza di un testo o di una scrittura coreografica nel modo che io immagino.
Gli interpreti sono il volto che il pubblico vede – meritano tutto il calore per il sacrificio di mettersi al servizio del significato. Io sono l’architettura invisibile che li sostiene. Quando brillano, è perché sotto c’è una partitura che pulsa e rende possibile la fioritura di quella bravura. Quella partitura è il mio lavoro: il filo sottile che intreccio in sala prove, il respiro sotterraneo che tiene tutto insieme. È lì che metto il cuore: nell’orchestrare energie, nel guidare corpi e voci, nel creare lo spazio in cui l’arte accade.
Insomma: sul palco vedete la superficie luccicante, ma sotto c’è il motore… e quel motore sono io!
👉 Prossime date di “saltata”:
18 ottobre – Teatro Comunale di Campofilone
25 ottobre – Teatro Annibal Caro di Civitanova
17 gennaio – Teatro Panettone di Ancona
🧺 IL PICNIC per Gaza
A grande richiesta, torniamo sul Monte della Croce con lo spettacolo Il Picnic che vede in scena i miei allievi del corso di TEATRO-DANZA
📅 Data e ora: 4 Ottobre – H: 17.00; Posizione: https://maps.app.goo.gl/csViusz71ixoJ15x7
Questa replica non è solo un atto artistico: è un gesto politico e poetico insieme. Rimettere in scena IL PICNIC significa ricordare che l’arte può e deve mantenere viva l’attenzione su ciò che accade.
E, ancora una volta, il teatro si fa comunità.
▶️ Riprende la Rassegna 360° – il cerchio che tiene insieme la comunità.
IL PICNIC non è solo una replica: è il primo passo di una nuova avventura.
Da ottobre a maggio, ogni mese il nostro spazio artistico si accenderà di piccole-grandi scintille: mostre che insegnano a guardare meglio, concerti che scaldano come una stufa accesa in salotto, film che non finiscono sui titoli di coda ma nelle discussioni del dopo, incontri che aprono mondi, jam che fanno nascere contatti imprevisti e fertili.
Non sono “grandi produzioni”: sono semi. Semi che generano appartenenza, cura, condivisione. Semi piantati da chi abita questo spazio da anni e lo riconosce come casa creativa.
Ecco perché le attività saranno a offerta libera: non è un “pagare meno”, è un scegliere di esserci. Perché uno spazio vive solo se le persone lo attraversano, lo sostengono, lo sentono proprio. È antropologia pura: una comunità esiste nella misura in cui ci riconosciamo gli uni negli altri. Senza persone, nessuno spazio – fisico o simbolico – può esistere.
E allora, cosa succederà nella Rassegna 360°?
Succederà che l’arte si infilerà ovunque: in una foto che ti costringe a rallentare, in una nota che profuma di festa, in una passeggiata che ti ricorda che anche le erbe selvatiche hanno un destino, in un film che diventa specchio e scintilla, in una jam che trasforma l’imprevisto in poesia.
Il calendario non è ancora scritto fino all’ultima virgola, ma pulsa già come un cuore in prova generale.
Ecco, forse non so vendere bene tutto questo.
Ma una cosa so: chi sceglierà di esserci, chi si siederà in platea per “saltata”, chi porterà un plaid a IL PICNIC, chi varcherà la porta del nostro spazio per la Rassegna 360°, non starà comprando un “evento”.
Starà abitando un pezzo di vita, di quelle che poi ti restano addosso come una musica che non va più via. E magari, alla fine, vi scoprirete a dire: “Non ho solo visto qualcosa… mi è cresciuto un pezzo di mondo dentro”.
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“Cose che non so vendere” è il mio modo di restare umana nel mondo degli slogan. Non ha un funnel, non ha un piano editoriale. Ma ha cuore, carne e qualche verità taciuta troppo a lungo.
Come…
la verità che si muove tra le dita quando danzo,
la dignità di chi cerca ancora bellezza dove l’urgenza urla.